giovedì 11 giugno 2009

LA FANTASIA

Il mistero supremo dell’universo
L’unico mistero, tutto e in tutto,
è che ci sia un mistero dell’universo...

F. Pessoa


Esiste una connessione fra le cose anche quando queste non sono fra di loro in diretto rapporto. Il nome del fenomeno mediante il quale è possibile che questo processo avvenga è noto a noi come fantasia, termine che ha la sua origine nella parola greca φαντασία (mostrare). Lo stesso pensiero dona il senso, si potrebbe dire che fondi il processo immaginativo, così come il mondo stesso.
Esiste però un forte distacco fra queste due capacità umane, che ha toccato il parossismo nell’era della religiosità tecnica. Siamo divenuti, senza troppo rendercene conto, vittime di una bizzarra malattia che io denominerei bipolarismo razionale, ma che più comunemente viene detta Nevrosi. I sintomi mediante il quale esso avviene, sono tanti, anzi troppi. Oserei dire che ogni nostro minimo gesto il quale faccia la sua comparsa durante la quotidianità, possa essere preso ad esempio. Si potrebbe comunque riscontrare, all’origine di tutto ciò, una non-conscia tendenza perenne a rispecchiare negli oggetti la nostra stessa immagine, attribuendo ad essi una pseudo sacralità che inevitabilmente porta la nostra vita a nascondersi, o forse addirittura perdersi, in un’interiorità sempre più abissale.
È chiaro, questo non avviene certo perché vi sia una carenza di pensiero tecnico o scientifico, ma bensì, proprio perché questi sono eccessivamente tenuti in considerazione. Ma qual è la facoltà che tanto noi ignoriamo? Essa è proprio la fantasia. Il motivo di tale indebolimento è semplice: è andato perdendosi il senso del vivere rituale. Esso è andato smarrendosi innanzitutto in quanto il legame fra uomo e terra s’è definitivamente spezzato.

Molti di coloro che oggi vogliano definire una qualsiasi capacità della mente di figurarsi immagini, considerano queste come una manifestazione dei più svaccati gesti di libertà dell’uomo . Il loro tanto “libero” gioco, però, consiste nel connettere mondi differenti e paralleli, senza che fra essi ci sia una vera analogia.
E' necessario ritrovare il legame dell’uomo con la propria dimensione, prima di tutto materiale, poi emozionale, intellettuale, e sessuale (legate fra loro olisticamente).

Ebbene oggi non è con la critica che vogliamo togliere via le polveri, né con il progresso, ma bensì, per l’appunto, delucidando quel che ancora continua a stare lì, da per sempre. L’esistenza dovrebbe essere condivisa con spiriti affini, al fine di generare una forza contraria capace di opporsi a questo “Leviatano” che tanto vediamo controllare ogni nostro gesto, arrogandosi una divinità che riscontriamo riflessa solo nei mille specchi bruciati, ciascuno non identico all’altro, i quali vogliono abolire l’unica verità che sia effettivamente tale: la vita.

Luca Atzori

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