giovedì 11 giugno 2009

JULIUS EVOLA: APOLIDE DELLO SPIRITO (ANTIDEMOCRATICO)




Nel 1917 Julius Evola venne richiamato alle armi, e fu in quell’ anno che egli cominciò a scrivere il saggio Fenomenologia dell’individuo assoluto (il quale verrà completato più avanti nel 1924 e pubblicato poi nel 1930).
In quest’opera si configurano due vie che il filosofo intende delineare nella modernità: una è quella dell’altro e l’altra quella dell’individuo assoluto.
La via dell’individuo assoluto è tema centrale nell’opera Evoliana.
Riportiamo un brano tratto dal testo in questione:
«Saper gittare via tutto, sapersi portare alla disperazione – questa, come si è detto, è la prima condizione per una tale via. È l'esperienza precedente: la «Grande Solitudine», il deserto senza luce in mezzo a cui l'Io deve consistere, mediante una forza che egli deve assolutamente creare dal nulla. Di là da ciò, la «prova del Fuoco».
Permettendo una breve premessa a proposito della “via dell’altro” possiamo definirla una situazione basilare, necessaria, in quanto poiché possa avvenire in senso definitivo lo svuotamento di cui sopra, e si renda non solo impellente ma addirittura imperativo il riacquistamento di sé, quello dell’altro è una primaria gabbia la quale dev’essere però un cardinale punto di partenza.
Si giunge intuitivamente a prendere in considerazione l’analogia fra la via dell’altro con quella della mano destra, e quella dell’individuo assoluto con quella della mano sinistra. La prima è quella dell’etica, della morale, la fedeltà alla propria natura (Svadharna), mirata al conseguimento dell’unità con Dio. La via di chi accetta la propria finitudine relegandosi al mondo e le sue leggi per inseguire l’integrità morale, la totale purificazione. L’altra invece (Vamacara) legata alla distruzione, al culto di Siva, lo svincolarsi dunque da qualsiasi norma e qualsiasi limite morale e ontologico, per giungere alla definitiva liberazione (Moksa), mediante la più totale dissoluzione.
Per analizzare meglio la via dell’individuo assoluto dobbiamo innanzitutto chiarire che cosa intendiamo con “individuo” e cosa con “assoluto”, termini i quali posti accanto l’un l’altro potrebbero addirittura risultare tautologici; l’individuo, si presuppone difatti che sia unico, dunque non poggiato su alcunché, e assoluto (di cui cioè il significato è analogo). Chi insegua una tale via, dunque si muove verso la totale unione con l’Universo. Ma perché questa possa avvenire, non è possibile concepire la propria identità come ancora valida secondo una prospettiva puramente etica, rivolta cioè alle pretese dell’altro (il quale sminuirebbe naturalmente la totalità del proprio Io). Bisogna dunque distruggere, frantumare la propria identità, per giungere a quella seconda nascita (essenziale perché incominci un’effettiva iniziazione). La perdita totale di un “punto d’appoggio nel sociale”, è l’inizio di quella che in alchimia viene chiamata l’Opera al Nero, la nigredo. Da lì si rende possibile realizzare la Volontà di Potenza. Nella lettura che Heidegger aveva fatto di Nietzsche, questa veniva più precisamente chiamata Volontà di volontà. Cioè è dopo esser giunti alla più totale impossibilità di intenzioni, alla noluntas Schopenaueriana, per l’appunto, che può insorgere una nuova volontà (la quale dona nella sua eterna ripetibilità il senso di tutto l’universo). Questa è parte essenziale dell’individuo assoluto il quale nel suo cammino di liberazione (Mukti) si svincola dalle leggi del tempo e del dolore.
Evola avrebbe indicato tale via addirittura come necessaria, seppure pericolosa. Suggeriva di muoversi nella nostra civiltà moderna seguendo quell’antico detto taoista che esortava a “Cavalcare la Tigre” (titolo di una sua opera pubblicata nel 1961). Anche per questo lo spirito ne risulta si ritrovi sempre in contrasto con il sistema democratico. Non sono i molti a dover generare una coscienza (padrona), ma è l’unico semmai, il singolo, a dover essere padrone Assoluto di se stesso. Evola, antidemocratico par exellence, in lotta contro la massificazione, l’involgarimento, la barbarie dell’uomo obliquo. Evola antimoderno. Evola aristocratico. Evola che fa storcere il naso agli accademici. Eccetera.
Luca Atzori

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