giovedì 11 giugno 2009

ALLE PARVENZE STESSE




Con falso disinteresse Monsieur Aion scruta i suoi occhi posarsi sopra ogni superficie che incontri. Vediamo il suo sguardo disperdersi nell’aria come farebbe una polverina ombrosa, la quale quasi sembra confondersi con i richiami dei cani per la strada, interferenti o meglio dire viventi: ed è questa la sua condanna.
Chiunque è destinato in fondo ad un indirizzo di pensiero, forse fin dall’infanzia; o forse ciascuno ci si ritrova destinato, pateticamente, in passerella sulla scacchiera della Storia.
Ogni vecchio sistema, e ogni nuovo anti-sistema, sono compresi in questa tela statica e morbida che per sempre rimarrà salda, e per quanto forte sia il nostro tentativo di distruggerla, dell’atto noi vediamo rimanere solo più la traccia, aggiunta ai mille veli pietosi.
Qualcuno oggi si domanderà, molto teneramente, a quale ruolo possa ambire un artista, e credo che prima di offrire la tautologica risposta ( e appunto per questo impronunciabile) bisognerebbe ritornare all’origine della parola “ruolo”. Che cosa si intende con un simile termine?
Se davvero volessimo rispondere a questa (in fondo insulsa) domanda dovremmo cessare di considerare ogni ente come l' abitante sublime di un terreno inesplorato, una wildnis jungeriana murata dalla fortezza delle convenzioni sociali;
Come quel che si affronta ogni qualvolta si naufraghi nel problema dell'essere: incontriamo sempre una o mille parvenze di esso, che vanno manifestandosi nelle sembianze della politica, della moda, dell’arte, della poesia, della scienza, la storia e via elencando. Ogni qual volta si ritorni al problema del verbo essere, ci si ritrova riemersi in un magma di cecità e s'illuminano le parvenze.
Viviamo una fase (fortunatamente) così antistorica che non si è più capaci di vedere nulla preso da parte, ma tutto può essere preso come pezzo del motore della macchina-uomo, non più qui presente, e non più lì passata. Quel che ci resta da fare oggi è certamente “imparare dai classici” ma degustandoseli ri-considerando gli autori solo più come medium e non come profeti di una nuova alba ideologica, o segna strada, psicopompi pronti a camminare con noi verso la crescita di strutture sbagliate in sé (ad esempio quella universitaria).
È necessario iniziare un addestramento maturo, misurarsi con i tempi prossimi, conoscere e fotografare davvero il presente.
Arrivare alle cose stesse? meglio dire alle parvenze stesse. Senza per questo lasciarsi trascinare completamente da debolezze post-moderne e ontologie varie dell’attualità.
Muoversi come spie, non più come un professionisti. L'ossessione delle affinità elettive, in mezzo al triste mare della volgarità.
Essere superficiali dall'abisso dell' interiorità fino all'eternità.

Luca Atzori

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