sabato 13 giugno 2009

FENOMENOLOGIA DEL SODOMITA


La sodomia è in sé una forma di negazione della stessa sfera sessuale intesa nel senso più naturale del termine. Essa può essere pensata come una forma di tensione “(anti) erotica” totalmente mirata ad un’esaltazione culturale.

La sodomia (etero e omo) va intesa come la più totale negazione dell’erotismo stesso.

Una seria distinzione deve essere fatta fra la sfera del sesso che, seppure non indirizzato alla procreazione, resti mossa da un desiderio e una pulsione naturali, e quella che invece è una sfera meramente Culturale, dove anche l’erotismo viene meno e ci si trovi su un altro piano: quello della Neutralità oscena.

Ora giustamente mi si dirà, il gay, o comunque il sodomita, non son certo “uomini di cultura”, in virtù delle loro preferenze sessuali. Questo è chiaro, ma quando intendiamo tali elementi, piuttosto li consideriamo nel loro senso più generale, quasi ne facessimo una fenomenologia.

Il culo è sempre stato l’oggetto delle considerazioni del libertinismo, più degli organi genitali e tanto meno di tutte le “situazioni” erotiche di derivazione prettamente femminile. L’interesse che i libertini descritti da De sade, provano per la sodomia, è mirato non tanto a una tensione erotica di conquista, godimento etc, ma piuttosto come un veicolo di “neutralizzazione” della propria stessa identità, e per ciò stessa davvero Culturale, filosofica e contronaturale.

Così come nella “Storia dell’occhio” di Georges Bataille, dove la protagonista Simone non vuole assolutamente essere penetrata in altre parti se non nel suo culo, in quanto considera che le altre maniere debbano essere riservate alle madri e ai padri.

E in questo c’è da considerare un punto di fondamentale importanza. Quella che Deleuze nell’Anti-Edipo chiama la Macchina Desiderante, è quanto stia fuori dal meccanismo della “Catena di Montaggio”, (l'inconscio -es- piscia, caga, mangia e fotte) fuori della trasmissione, fuori della essenza sociale, fuori dal tessuto storico, si è in quel tempo che lo stesso Deleuze nella “Logica del Senso” riporterà in piazza direttamente dalle tracce dello stoicismo, e cioè l’Aion. Esso è quel tempo inteso a definire la condizione in cui non esista presente, ma esistano solo passato e futuro, e che dunque consista nell’ istante più impercettibile, impalpabile, fuori della memoria e dalla scena, per l’appunto: Osceno.

O meglio, intenderemo dunque la zona che non è nemmeno possibile visitare, dove anche il sesso diventa l’ accesso dell’essenza inconscia, portata fuori da ogni qual si voglia schema identitario, ogni moda, ogni tessuto morale e culturale, ogni qualsivoglia forma di nominazione, ogni coscienza, fuori dall’uomo, dalla stessa natura, fuori dallo stesso fuori e dunque dalla possibilità di un dentro.

Essere divini (e questo anche i pagani lo sapevano benissimo) significa trovarsi in quella condizione di totale sovrapposizione da ogni collocazione spazio temporale. Per questo la sodomia, intesa come l' atto più anti erotico, nega assolutamente lo stesso atto sessuale, sovvertendolo.
Precisiamo: non trasgressivo, non s’intende cioè, una violazione di norme, ma la totale negazione, l' oblio, il superamento di esse, mediante la incanalazione della propria energia su un piano che non è quello della normale libido, ma le è piuttosto, totalmente parallela, oltre che sublime specchio (e al contempo ad essa complice avversa).

Luca Atzori

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