giovedì 3 giugno 2010

MATTEO CASTELLANO E PROVINCIA L'ho incontrato a casa sua e gli ho fatto alcune domande

di Luca Atzori



Pare che solo recentemente sia riuscita a metter testa sotto il sole una certa realtà che comprende diversi cantautori torinesi, i quali sarebbero presenti sulla scena da diversi anni. Spesso collaborano l'un con l'altro, omaggiandosi a vicenda. I musicisti che accompagnano gli uni suonano anche con gli altri, e può capitare di assistere ai loro concerti insieme nella stessa serata.
Insomma si tratta di una vera e propria collaborazione, perfettamente libera e soprattutto nata per la strada, generata dall'amicizia.
Uno di loro è Matteo Castellano, ventottenne, attivo da quattro anni. Ha realizzato un album (autoprodotto) nel 2005, dal titolo "Funghi Velenosi".
Matteo porta con sé l'esperienza di diversi concerti svolti nell'area del Piemonte e non solo. Chi l'ha visto esibirsi ha inevitabilmente dovuto afferrare la sua figura giullaresca accompagnata per contrasto da un' atmosfera carica di una certa amarezza. Ogni qual volta capiti di trovarsi a un concerto di Castellano si pregusta un qualcosa che sta a metà fra il cabaret e il cantautorato più pregiato.
I testi sono sempre molto incisivi e carichi di ironia anche se al contempo contengono spesso malinconiche allusioni al passato o provocazioni rivolte alla realtà sociale.
Per esempio il romanticismo di Una Zitella al Neon, o La canzone del vento ispirata al testo biblico Ecclesiaste, poi tutti i suoi sketch della serie Ciao mi chiamo Joe o La macchina del capo etc.
Nel 2009 ha partecipato al premio Tenco ed è arrivato finalista al concorso “Buscaglione” tenutosi al Teatro Vittoria.
Ha suonato in locali come l'Hiroshima, il Nuvolari, il Folk club, e altri numerosissimi locali.
Al 22 maggio risale il suo ultimo concerto, svoltosi al Kalakuta di Monasterolo di Savigliano (CN), insieme al gruppo spalla Sans Papier di cui uno dei membri è padrone del locale.
Attualmente Matteo sta lavorando ad un nuovo album che vorrebbe fare uscire l'anno prossimo e di cui giustamente non vuole ancora dirci nulla.

L'ho incontrato (a proposito) a casa sua e gli ho fatto alcune domande...

Ciao Matteo. Innanzitutto, mi viene da chiederti: com'è che hai deciso di fare il cantautore?
Avevo un lavoro come tecnico di teatro, poi mi sono successi un paio di concerti e ho provato. In seguito ho iniziato a suonare per strada.

Come mai questa scelta di suonare per strada?
La strada ti rende libero e non ti lega ad un discorso di dipendenza lavorativa.

Quali sono le tue influenze?
Bob Dylan prima di tutto. Sono attratto dai cantanti popolari. Questo è indice di un mio certo conformismo, sono suscettibile al mito del comandante, al capo popolo, la leggenda, e significa che provo anche simpatia per tutto ciò che è popolare, e dunque ambisco che le mie canzoni arrivino al cuore di ogni persona Mi piacciono Cabron de la Isla, Ruben Blades, Jean Louis Guerra, Vasco Rossi.

C'è molta musica latina anche nelle tue influenze.
Siamo colonizzati musicalmente dai paesi anglofoni. Noi siamo però molto più simili ad uno spagnolo che non ad un inglese, quindi ho citato questi cantanti perché me li sento più vicini al cuore. E poi preferisco il ritmo latino che non il rock and roll.

È una cosa dovuta a una tua ricerca questa presenza di teatralità e cabaret che contraddistingue i tuoi concerti?
È un demone che conosco fin dall'infanzia. Una forza che prende il mio carattere meditativo e perso fra le nuvole per trasformarlo in giullare. Non c'è una ricerca, ma una maschera che ho assunto e sviluppato fin dall'infanzia. Da piccolo ero così imbranato che lentamente ho posto attenzione ad ogni mio movimento, costruendomi una maschera che oggi è diventata parte di me.

Più che una ricerca, dunque, una terapia.
Sì. Però bisogna andare oltre le maschere. Uso la teatralità per comunicare meglio. Suonare mi ha insegnato un sacco di cose da un punto di vista psicologico. Credo si possa dire che io non faccia ne musica ne teatro, ma una via di mezzo, dove una cosa supplisce alla mancanza dell'altra.

Da poco hai iniziato a collaborare con una band.
Da un anno è partito il progetto Matteo Castellano e Provincia, band che ha trovato il suo equilibrio e un gruppo di lavoro. È passata attraverso mutamenti e ad essi è aperta. La formazione attuale è composta da Bozzi alla chitarra e arrangiamenti, Nicolò Bosio fisarmonica, sintetizzatore e fonica, Vito Micolis percussioni latine e Cajon, Giuseppe Leone percussioni del sud italia, Enzo (Forever) Mesiti al basso, Einrich Vogel arrangiamenti psicomagici e cibernetici.

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