Gli uomini non sanno accogliere presso di sé l'angoscia, poiché essa non ha termine, non ha luogo, non ha colore, non ha voce. E' la strada che ciascuno ha preso in origine, e non c'è tenebra che possa essere resa meno accecante dal tessuto di una tenda.
Nessuno ha deciso per nessuno. L'angoscia potrebbe condurre in nessun luogo. Essa è il luogo dell'attesa infinita. Ogni uomo, in realtà, sa in cuor suo che cos'è l'angoscia, e proprio per questo ne è costretto a fugare.
Il dolore dell'angoscia rende l'uomo vivo. Perché il solo sapere di essere al mondo, il solo essersi inventati di essere al mondo, in questo indicibile nulla, ci presenta la vita nella sua totalità. Una totalità che sfiora il niente, se non fosse per il respiro.
Il respiro che sentiamo nell'angoscia è quello che i Vangeli chiamavano lo Spirito Santo.
Che cos'è la fede?
La cecità dell'angoscia è necessaria all'abbandono e alla caduta ineluttabile. Ineluttabile è l'ascesa, lo sforzo. Lo sforzo di creare dal nulla, ma senza poggiare su alcunché. Senza accomodarsi mai. Accettare la fatica della vita.
Per avere fede bisogna essere Atei.
Non bisogna aver accettato alcun Dio. Non bisogna essersi soffermati su alcuna certezza o alcun credo. Avere fede significa raccogliere presso di sé il silenzio, e nient'altro.
Accogliere il silenzio nel cuore.
Gesù Cristo disse: “ solo chi è uguale a un bambino potrà entrare nel regno dei cieli”.
Bisogna perciò vivere la morte interamente, e non lasciare alcun pezzo di sé. La materia è l'unica illusione.
Spiega bene che cosa sia la fede un bellissimo film del 1955, con la regia di Dreyer: Ordet. In quel film si racconta di un pazzo convinto di essere Gesù di Nazareth. La sua cognata muore e lui tenendo per mano una bambina fa risorgere la donna.
La sua fede è dovuta al suo profondo dolore. Vero e senza misure. Perché ci si possa risvegliare e giungere così ad una forma di gioia ed estasi totale bisogna accogliere il dolore interamente. Il dolore è ciò che noi sentiamo. Ma siamo resi indifferenti da un'anestesia generale, un oblio. Mentre è all'innocenza che bisogna tendere, ma attraverso il lungo travaglio della consapevolezza.
E' solo attraverso la più totale concessione della volontà che si fa simili al nulla. E quando si è simili al nulla, allora non resta che creare.
"In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio". Vangelo di Giovanni
La Parola.
Ma il dovere dell'allegria.
E nel mentre il nostro volto bambino si fa mostro, e si nasconde. Noi portiamo presso di noi la nostra maschera e lasciamo vagabonda la nostra anima.
Sant'Agostino diceva che la verità la si può trovare solo con l'indagine interiore. Dove? È forse l'anima la prigione del corpo?
Il nostro corpo imprigionato nello spazio tempo, nell'essere. Ma cercando dentro noi stessi troviamo quella continuità con tutto ciò che accade in un unico istante.
Noi troppo spesso proviamo vergogna per quella bellezza che conserviamo dentro.
Per avere fede bisogna esser pronti ad essere soli. Essere pronti a capire che saremmo stati soli comunque. Anzi, più soli.
Luca Atzori
venerdì 11 novembre 2011
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http://www.youtube.com/watch?v=tKT5jCZyKOg&feature=related
RispondiEliminaTemo di averla smarrita. Ed era il più prezioso tra i miei talenti e presunti.
Marte Costa