giovedì 4 novembre 2010

DOLLS





L'opera al nero di Tania Bocchino


di Luca Atzori

L'opera al nero apre una serie di mostre fotografiche (su tela) che porteranno nell'insieme il nome di dolls.
L'artista è Tania Bocchino, vive nel canavese ed è mossa dall'esigenza di conoscere quell'universo a tratti ineffabile che è quello del corpo. Forse in lei è accentuato l'interesse a causa di un disagio motorio (che non si presenta certo come un ostacolo per le sensazioni).
Il corpo occupa per Tania un posto liminare fra il mondo interno e quello esterno, e per questo è forse il principale strumento di conoscenza. Ogni esperienza deriva da quelle sensazioni che sono raccolte sulla nostra pelle, nelle nostre viscere. L'esperienza che è senza dubbio l'origine, e non il fine.
Da ciò deriva il titolo della prima serie di opere, le quali si richiamano alla prima fase del processo alchemico conosciuta anche come nigredo, ovvero quella fase dove per la creazione di una sostanza perfetta si inizia dalla materia grezza, il piombo che diventa oro, .

Tutta la storia dell'arte è costellata dal tema della religione.
L'arte è sempre stata ricettacolo di tutta la simbologia sacra, che è poi la sede significante più immediata e diretta al nostro inconscio.
Quello che Tania si propone di illustrare è il parallelismo fra la vita di Cristo e quella di ogni uomo. O meglio si potrebbe pensare a quanto in ciascuno di noi ci sia la potenzialità di una semidivinità.
Questa serie di tele la si potrebbe intendere, più precisamente, come una narrazione di quel mito gnostico che è quello del Cristo Sophia.
Sophia è una figura che compare anche nell'antico testamento (salmi, libro dei profeti) l'apocrifo Saggezza di Salomone. Nel cristianesimo è diventata la parte femminile di Cristo (e non a caso messa in secondo piano).
Il tema attorno cui ruota l'arte di Tania è propriamente quello del femminino sacro.
La serie dell'opera al nero inizia infatti con un'opera intitolata Kosmokrator che sta a indicare l'utero femminile, afferrato da Tania in seguito ad una considerazione di matrice gnostica, che considerava la Natura come mera identificazione della Donna. L'utero della natura è appunto quel “kosmokrator” generatore di cosmo. Da qui la rappresentazione del corpo femminile come immagine microcosmica del tutto.



Così come in Eucarestia, Memoria di me e INRI, o Deposizione, Compianto, dove quella che viene rappresentata è proprio la passione di Cristo, quindi il momento della morte, e successivamente l'inizio della putrefazione, dove vengono rappresentati però solo ed esclusivamente soggetti femminili.





La figura di Cristo che viene messa in mostra è evidentemente di derivazione pagana. Anzi qui Tania vuole mostrarci in particolar modo quanto di pagano ci sia in tutte quelle azioni, cerimonie, icone, credenze con le quali la maggior parte di noi è cresciuto.
A differenza della comune concezione cattolica, il corpo viene pensato come veicolo di liberazione e non come mera prigione. Forse potremmo addirittura considerare che sia l'anima stessa la prigione del corpo e non viceversa, e anche perché quella che andiamo ricercando (a partire dalla prima fase dell'opera al nero) è proprio l'unificazione con l'universo, la totale unità fra l'alto e il basso (quod est inferius est sicut quod est superior). L'anima è in fondo tutto il nostro campo visivo, comprendente per ciò stesso il nostro tessuto simbolico dentro il quale siamo rinchiusi, e dal quale ci dovremmo liberare (e per questo Cristo viene visto come un esempio).



Tania Bocchino è un'attenta lettrice di Camille Paglia, scrittrice americana la quale ha considerato nel suo saggio Sexual personae (C. Paglia, Sexual Personae: The Androgyne in Literature and Art, tesi di dottorato, 1974) la figura della donna come sancta sanctorium della Natura, (nel caso dell'uomo, invece, della Cultura). Non si tratta ovviamente di semplice femminismo a buon mercato, ma piuttosto di una forma di femminismo così come di maschilismo che potrebbero definirsi ante litteram, dove ciascuno coglie il proprio ruolo e il proprio posto.
Ma come in un caleidoscopio, dentro l'opera di Tania possono essere scovate diverse chiavi di lettura. Quella più immediata è, forse, la più importante ed è quella concernente l'erotismo, come realtà del desiderio, ma soprattutto delle dinamiche universali stesse. L'uomo che con la sua ragione vorrebbe mettere ordine nel caos femminile. E l'amore, come un ritorno nel grembo originario, come ritorno al calore, all'origine, alla protezione.
Sarà forse anche per questo che Bataille avrebbe detto che “l'erotismo è l'approvazione della vita fin dentro la morte”.
(G. Bataille, L'erostismo, 1957).

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