"Fabbricare fabbricare fabbricare
Preferisco il rumore del mare..."
Dino Campana
Mad pride è un'organizzazione che vuole rivendicare la libertà che ciascuno ha di portare con sé l'araldo del proprio disagio psichico, senza essere per questo emarginato, né sedato, né rinchiuso e via discorrendo.
Mad pride crede che attraverso la malattia psichica si renda manifesta l'effettiva condizione esistenziale propria dell'individuo che ne è affetto, e la sua relazione con il mondo intorno (di cui egli stesso è specchio).
Il delirio dello schizofrenico, la condizione del depresso, il disturbo bipolare etc sono forme di verità possibili le quali compaiono nella mente dell' essere umano, il quale gettato in una certa realtà dove imperano elementi non propriamente accordati con la sensibilità (che è principio di tutto), si ritrova a crearne una alternativa, portandosi verso il paradosso di una disperazione di difficile sopportazione.
Il rimedio che viene offerto loro è la psichiatria, una scienza nata dal nulla che classifica in maniera statistica ogni tipo di particolare sensibilità denominandola e racchiudendola in un insieme, e dunque fornendo la cura farmacologica che approssimativamente viene usata per questa o quell'altra forma di malessere.
Mad pride vuole l'abolizione dello psicofarmaco, una truffa vera e propria, che non serve assolutamente a risolvere alcun problema, ma aiuta semplicemente ad addormentarlo. Somministrare psicofarmaci è il modo migliore per ostacolare il percorso di una persona e mettere da parte ogni speranza di soluzione di problemi.
La normalità, non c'è bisogno di dirlo, impera dove non si generano troppi dubbi, e tutto è passibile di controllo.
Quello che Mad pride si prefigge di raggiungere, è non solo una dichiarazione dei diritti del pazzo, ma anche e soprattutto la conquista dell' orgoglio. Troppo spesso capita di essere costretti a doversi adeguare a una realtà che non è e mai sarà nostra, dovendo perciò mettere in atto un processo autolesionistico dove a tutto viene dato importanza, meno che alla vera responsabilità individuale.
Il pazzo non è irresponsabile per natura, egli lo è perché non gli viene offerta nemmeno la possibilità di una qualsivoglia responsabilità.
Non si fraintenda però, qui non si vuole certo fare un'apologia del malessere, ma piuttosto considerare questo non come parte di una condizione da considerarsi nella sua mera negatività, ma come una reazione a un mondo che diventa sempre più disumano, e che obbliga gli uomini a vivere in condizioni di cattività permanente.
Bisogna oltremodo considerare che a decidere chi sia il malato mentale è sempre una figura di potere, e il potere si sa, non ha bisogno di un danno effettivo per imprigionare o rinchiudere, gli basta decidere apriori di mutare la sua innocenza o sanità in colpevolezza o pazzia, così per avere il diritto di decidere sulla vita di una persona.
Basti ad essere considerato assurdo il fatto che ci siano persone (spesso elevatamente mediocri) che decidano sopra le sorti di altre.
Mad pride vuole che il pazzo possa diventare orgoglioso di essere tale, e che possa ricavare da sé la forza di trovare una felicità non indotta in maniera coatta, ma conquistata attraverso un percorso necessario che porti rispetto prima di tutto verso la sfera umana, alla stessa responsabilità dell' individuo.
Mad pride vuole inoltre iniziare una lotta contro il primato della produzione, che diventa il fine di ogni esistenza, e per ciò stesso ne è l'annullamento.
Mad pride crede che in ogni delirio ci sia una verità potenziale della coscienza, e che ogni forma di emarginazione sia l'origine del vero malessere.
Mad pride ha una missione principale: che nessuno più si vergogni né di essere pazzo né di rendere manifesto il proprio delirio, e che tutto ciò venga fatto con profondo orgoglio, e diventi anzi oggetto di serio interesse, poiché la follia da sempre è stata la porta d'entrata di ogni risveglio (concetto ingombrante in una civiltà assonnata e narcotizzata come quella in cui viviamo).
Mad pride crede che l'unico sentiero che porti alla felicità, sia la libertà (quella vera, e spesso scomoda, fino a diventare anche appena faticosa).
Luca Atzori
giovedì 14 ottobre 2010
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