martedì 23 febbraio 2010

L'Unità 'B' In Aria





L'immagine raffigurata nella foto di Vil Chouvalov (esposta ad expocasa dal titolo L' Unità 'B' In Aria, nello stand di RenTheArt, associazione nella quale occupa una posizione importante) è quella di una monorotaia che fu inaugurata nel 1961 in occasione di una manifestazione realizzata in onore del centenario dell'unità nazionale (da cui prese il nome, appunto, di Italia '61).
Essa percorreva un tratto di Torino che aveva inizio in Corso Unità d'Italia e che sarebbe dovuta giungere fino al centro. Poco tempo dopo la fine della manifestazione, non venne però più utilizzata, così fu successivamente smantellata. Ciò che infatti questa foto sembra raccontare, pare essere l'ennesima storia di uno spreco italiano.
Proprio nella nostra penisola vengono infatti spese di continuo ingenti quantità di denaro per il cemento, indirizzate alla costruzione di edifici, ponti e aree che spesso risultano essere prive di alcuna utilità . In un articolo di Carlo Bertani, viene messa in luce l'influenza che il consumo di cemento (pari a 221.745 ettari all'anno) può avere in relazione al mantenimento del PIL che in Italia arriva al secondo posto, dopo la Spagna, anche se bisogna considerare che il secondo paese contempla un territorio decisamente maggiore.

Perché gli edili e i produttori fatturano e il cittadino non riceve nulla in cambio?
Forse perché ciò di cui c'è bisogno è un perenne spreco, e per far si che questo sia garantito bisogna che si crei nientemeno che il dispendio stesso.
A tale proposito trova conferma la nozione di depense, elaborata da Bataille, secondo la quale viviamo in una società in cui il dispendio è condizione necessaria perché avvenga la stessa produzione. L'interesse non è certo quello di ricercare l'utile, lo scambio e il soddisfacimento di bisogni della comunità, ma piuttosto quello di conquistare il potere, il quale non può poggiare in altro luogo se non nel Nulla, fino a generare il Sacro.

Lo scatto di Vil è pregno, difatti, di una spettralità sacrale. Quella monorotaia circonfusa di un senso di abbandono, come un utilizzo mancato, rappresenta perfettamente quello che intendiamo quando sosteniamo che non si tratti nient'altro che un prodotto dello spreco.
Il riflesso sull'acqua fa sembrare che diventi un binario che si staglia (se si vede la foto in senso orizzontale) verso il vuoto. Una parte è reale, un'altra è il riflesso. Una è la parte materiale, l'altra la parte “sovraterrena”, che non possiede concretezza, e che trova la sua possibilità esclusivamente nel fatto di non essere utile ad alcunché, e dunque, per ciò stesso sacrale.
A che cosa serve il sacro? A nulla, per l'appunto! “Serve” a compensare quel bisogno di inutilità che si trova in ogni uomo, e che rende possibile per ciò stesso l'esistenza di una qualsivoglia utilità stessa.
Emblematico è anche il pentacolo che si trova dietro la monorotaia. Già, perché Torino è anche considerata leggendariamente come una città magica e misteriosa, ad esempio nella credenza secondo cui le provincie di Moncalieri, Stupinigi, Rivoli, Venaria e Superga risultino connesse fra loro creando, per l'appunto, il simbolo di cui sopra.
La stella a cinque punte viene spesso associata al Diavolo. A me ricorda invece più semplicemente l'uomo. Rappresenta infatti l'unione del Microcosmo al Macrocosmo, che avviene per l'appunto nell'uomo.
L'unione dei quattro elementi e dello spirito genera unione fra la vita umana e l'universo circostante. Proprio l'esatto contrario di ciò che avviene invece nel potere, il quale va a segnare una vera e propria divisione di cui causa prima è il dispendio in quanto tale.
Siamo circondati da altari che ci invadono e frantumano in mille pezzi.

Quella di Vil può essere inoltre pensata come un'immagine allegorica che descrive l'uomo intento a contemplare la propria stessa rovina, generata dalle sue stesse mani, e condannato a non poter far altro che osservare se stesso e la propria resa, come un Dio verso il quale siano state esaurite tutte le preghiere.
Da qui il titolo L'Unità 'B' in aria che può essere intesa in un senso sia politico che metafisico, come condizione inesorabile della nostra medesima crisi.

Luca Atzori

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