giovedì 24 settembre 2009

HIPSTERS E RADICAL CHIC: DUE PATOLOGIE A CONFRONTO


Anche l'Italia si è popolata, negli ultimi anni, di una nuova ondata sottoculturale conosciuta con il nome di Hipsters.
Prima di spiegare di che si tratta, dobbiamo però operare una distinzione categorica fra questa e quella dei cosiddetti Radical Chic.
Bisogna precisare innanzitutto che glli Hipsters non possiedono alcun retroterra politico.
Non si incontrano cioè nei salotti al fine di conversare a proposito di rivoluzione o gareggiare su chi è il più dotto conoscitore di Lukacs, Sartre, o Kundera.
Gli Hipsters sono veri e propri monaci del trend.
Gli autori letterari di cui potrete piuttosto sentirli parlare saranno i vari Ballard, Palahnuck, Murakami etc
Certo potrebbe trarci in inganno quel lato così rivoltoso che trapela dal loro look composto spesso di scarpe anni settanta, pantaloni strettissimi (che nelle donne arrivano sempre rigorosamente fino ai polpacci), magliette strette e occhiali da studente americano appassionato in entomologia... eppure spesso l'attività che meglio prediligono è piuttosto semplice: cioè starsene seduti sui loro divani a guardare film francesi noiosissimi dai contenuti triti e ritriti, miscelati con programmi tv di seconda categoria, quali reality, amici di maria etc, con l'intenzione di "analizzare la società" ( modo che hanno per dirti che sentono un forte bisogno di assecondare la propria lobotomia).
L'attività che condividono più spesso è ballare musica rock and roll, mista a canzoni trash degli anni ottanta di "grandi icone" come la Carrà. Tutto quello che inseguono in tutto ciò è la frivolezza più pura, la leggerezza marchiata e privata di alcuna comprensione ulteriore, se non quella del veleno che vogliono spargere e succhiare.
Quel che contraddistingue questo stile di vita è proprio l'ossessivo pescare e ripescare in tutto ciò che di più disgustoso sia apparso negli ultimi cinquant'anni, e farne una vera e propria Moda.
Così, fondamentalmente per distinguersi, per fare in modo che gli "altri" (quei temibilissimi mostri) li notino senza porsi troppe domande. Un anticonformismo accettato, perché superiormente conforme.
Diversi sono invece gli altrettanto numerosi radical chic. Spesso più che benestanti, sono misti fra due personalità. Una è quella agente e che nessuno vede ma che tutti conoscono (sulla propria pelle), ed è quella più malvagia. L'altra è quella parlante, moralizzante, politica, schierata con una certa e specifica sinistra educativa, antipatica e snob che tutti detestano ma al contempo ammirano con profonda devozione. Un esempio di figure radical chic sono certamente il regista Nanni Moretti, la modella parlante Beatrice Borromeo e il (seppure più rispettabile) filosofo Gianni Vattimo.
L'unico ruolo politico che hanno risulta essere quello di compensare al loro senso di colpa, e mantenere saldo il bell'aspetto del ceto medio dal quale essi stessi provengono.
Hipsters e Radical chic, sono spesso assai confondibili. Seppure i primi siano in un certo senso più ingenui e al contempo più spietati, mentre i secondi più efferati e malintenzionati, e al contempo più innocui.
Gli Hipsters, difatti, provengono spesso da qualsiasi ceto sociale. Rappresentano la più perfetta degenerazione dell' "edonismo reaganiano". Una perfetta selezione in cui il regime estetico imperante si fa sentire a discapito di ogni qualsivoglia pretesa di possedere una qualche ombra di sostanza (o un più modesto parto d' esperienza sofferta).
Infatti, ciò che distingue i due sotto-generi di cui sopra, è che gli uni non hanno alcuna pretesa ideologica, se non quella della ricerca assidua di un' elegante purezza che si confonda misticamente con la spazzatura della loro essenza immiserita, mentre invece gli altri possiedono ben due ideologie, una l'opposta all'altra (ed entrambe deleterie se non superflue).

Perché?
Pigrizia del ventunesimo secolo?
Oblomovismo (condiviso). L'oblomovismo dell'era del face...(bah).
L'epoca di chi dichiara un volto che possa permettergli di nascondersi (e dimenticarsi), pur restando in forma (seppure informando).
Un' etica/estetica nicciana in questo caso totalmente priva di alcuna tensione verso qualsiasi dove, e per ciò stesso malata se non addirittura mortale.

Luca Atzori

7 commenti:

  1. Mannaccia Atzori!! Scrivi Bene! Sei affascinante! I miei più vivi complimenti, non credevoche eri così capace.
    Dom.

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  2. Mi sembrano delle gran stronzate. In Italia queste cose non esistono, siamo tutti burozzi nello stesso modo. Oblomovismo, Etica/estetica nicciana? Ti diverti ad usare questi termini a titolo gratuito? Io per l'ambiente artsy/intellettuale italiano sprecherei soltanto due parole: carne morta.

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  3. Basta con questa ossessione per etichettare tutto!il proceso a questi fantomatici individui sta diventano una caccia alle streghe. Le mode ci sono sempre state, nate e poi morte allo stesso modo in cui la gente cerca di prendere piano piano le distande da questo stereotipo (io ne vedo sempre di meno di All star e pantaloni stretti...).Mi chiedo cosa seguirà...ma di sicuro sara cosa abbracciata prima e respinta poi fino a svanire

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  4. atzori, ma che cazzo dici?!?!?! questo moralismo da voyeur bibliotecaro che va alla discoteca.
    suvvia.

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  5. Però Atzori!me cojoni!degenerazione dell'edonismo reaganiano....ma conosci almeno la storia della politica americana del ventesimo secolo?ma chi te le ha consigliate certe espressioni?cultura personale,studi settoriali o Wikipedia dell'ultimo minuto?bell'articolo nel complesso,se non fosse che scrivi con la stessa insopportabile tracotanza dei radical chic e come loro mi gioco i tutti e due i coglioni che non sai una ceppa di cazzo di politica e sociologia.vai a studiare prima di etichettare la gente!zappa!

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