martedì 19 gennaio 2010

PRIMO DISCORSO DELL'ANTIUMANESIMO : L'ISTRUZIONE

Tutto il sistema dell'istruzione ritengo possa definirsi solo più come un'autentica merdata.

Considero la scuola (sin dai primi passi delle elementari fino ad arrivare alle università) come la peggiore nemica della cultura, e sostengo questo senza nessuna intenzione di provocare alcunchì, ma per riportare una verità che vedo con i miei stessi occhi intorno a me, continuamente.
Ogni episodio che possa definirsi culturale, ovvero ogni qual volta qualcuno riesca a Dire qualcosa (e non per forza di originale), sembra trovare la sua realizzazione grazie a un processo di decostruzione degli stessi pilastri accademici, i quali ciònonostante restano ahimè indistruttibili, perché assorbono in sé ogni cosa, istituendo tutto come un mostro, un Leviatano.

Più di cent' anni fa Arthur Schopenauer diceva più o meno lo stesso, e così anche Papini, nel 1914. Se costoro si ritrovassero oggi a dover confrontarsi con le tristi strutture in cui migliaia di ragazzi vengono torturati in maniera esecrabile, credo che il primo si compiacerebbe del proprio pessimismo, e il secondo griderebbe a voce più alta il suo motto: Chiudiamo le scuole!

La tortura risiede proprio nella grande noia che comunicano questi professori. La cultura pensata come un qualcosa che per essere tale debba per forza annoiare.
In realtà bisogna considerare che gli insegnanti hanno un solo difetto: è quello di essere umani, e come tali di avere necessità di mangiare. Non hanno nessun interesse a nutrire la personalità dei loro allievi. Anzi, quello che fanno è l'esatto contrario: soffocare in ogni modo qualsiasi odore di originalità.

E' ormai risaputo che non ci sia niente che distrugga il cervello in maniera peggiore di quanto non possa fare il sovraccarico di nozioni (inculcate).

Ogni qual volta io sia entrato in un'aula universitaria, ho sempre russato beatamente.

I timbri vocali dei professori seguono un inquietante mono-tono.
Non si salvano di certo i professori più “brillanti” (i quali hanno possibilità di essere tali solo nel privato, fondamentalmente).

I professori sono una massa di idioti che detengono il potere dell'intelligenza.

Il processo culturale di decostruzione viene adoperato inoltre al fine dello stesso miglioramento (nel migliore dei casi) del grande palazzo dell' istruzione.
Il punto è invece che si deve abbatterlo, questo palazzo.
E' la sostanza dell'istruzione ad essere errata in sé, e non i suoi attributi presi singolarmente.
La scuola non può che rovinare la cultura, inoltre, perché filtra le migliori creazioni facendole passare dietro l'enorme lente dello Stato.

La cultura accademica è Morte di Stato .

Esemplare è il fenomeno di quello che io definirei come pappagallismo.
Tipico dei professori delle università (e qui parlo dello scandalo vicino in particolare alle facoltà umanistiche) è di attendersi dai propri allievi che questi ripetano esattamente la loro lezione, senza sforare minimamente oltre. Siamo esattamente nella stessa condizione in cui si ritrova quel ragazzino costretto a ripetere a memoria una poesia davanti alla maestra. Ripetere cose inutili, umiliandosi. Lasciarsi educare da un'ignoranza travestita.

Questo processo nasconde in sé qualcosa di estremamente perverso.

Odio, inoltre gli studenti delle università europee. Tutti uguali. Tutti epigoni della stessa cosa.
Quanto più sono diligenti, tanto più sono vergognosamente ignoranti.

Le scuole sono il lavacro cerebrale operante a nome dello Stato.

Inoltre la scuola è autoreferenziale. Trova la propria soluzione in se stessa. Non ha nulla a che vedere con la vita.

La scuola inizia e finisce nel letame di se stessa.

Adopera un proprio codice linguistico e simbolico. Conosce una sua tradizione e dunque una contrada entro cui ogni cosa viene ad assumere l'aspetto che essa prestabilisce.
Inoltre il ruolo della scuola appare centrale in quella dinamica sociale di vita pre-organizzata, dove nella formazione di una persona sono incisivi elementi quali l'educazione dei genitori (che segnerà nella maggior parte dei casi il destino del rendimento scolastico), il futuro professionale (che sarà limitato dall'esito della carriera di studente), l'autostima (che sarà influenzata, inutile dirlo, dalla propria vita dietro i banchi) e così via dicendo.

Alla cultura vengono fatti indossare, dunque, gli abiti del servo, attraverso il babau della punizione per mancata condotta, o il votino dall'uno al dieci, o dal diciotto al trenta...

Il problema non è dunque la cultura, ma il fatto che si creda che essa risieda nel porcile dell' istruzione.

Sine scuola sine vita, dice qualcuno... E che cosa sarebbe, una minaccia?


Luca Atzori

INTERVISTA A FULVIO COLANGELO

Intervista a Fulvio Colangelo

A cura di Luca Atzori

L. Fulvio, la prima cosa che salta all'occhio visitando il tuo atelier è che sei una persona molto eclettica. Fra pittura, scultura, grafica, fotografia, che cosa rende queste forme d'espressione così legate reciprocamente? Che cosa cerchi?

F Cammino con le braccia a terra per gustare meglio le radici, alla ricerca di paesaggi di bellezza coinvolgente.

L Bellezza naturale?

F Bellezza femminile, erotica. La bellezza delle donne. L'erotismo nasce da cose diverse. Due donne, una donna e un uomo, un uomo e un uomo, un cavallo...

L Chi era Fulvio Colangelo a vent'anni? Com'è iniziato il percorso?

F Sempre uguale. Fra le mie opere ricordo un mio autoritratto (dipinto) seduto sopra due immagini fotografiche rappresentanti la guerra nel vietnam con al centro una donna in lacrime.

L Quali sono le tue influenze?

F L'elan vital di Bergson. Questo spirito della vita inteso come un fiume in piena, trascinante emozione e passione. E poi Plotino.

L Perché Plotino?

F Per il moto della materia verso lo spirito. E' essenziale il movimento nelle mie opere. Attraverso la fotografia, nell'immagine si colgono i rapporti fra gli spiriti vitali. Per citare una mia amica "è meglio stare in un luogo rumoroso e dinamico in cui ci si senta bene accetti, piuttosto che stare in campagna a osservare i fughi che crescono".

L Con quale forma d'arte hai iniziato?

F Ho iniziato disegnando.

L Quale forma d'arte si avvicina più alla tua essenza?

F Quella più bella.

L Per terminare, che cos'è l'erotismo secondo Colangelo?

F E' come un panino imbottito. Il panino se non è imbottito non può donarti nulla.

L Un'ultima domanda ancora... Che cosa significa il tuo simbolo?

F E' quel simbolo della propulsione erotica che avviene fra gli amanti. L'unica forma per permettere una tensione verso l'Uno. L'opera è rappresentata da quel pezzo che fugge via, come a voler significare una traccia e solo questo, di quel che resta. Attraverso la perdita io torno ad essere un uomo intero.