mercoledì 25 agosto 2010

UN POMERIGGIO DI AGOSTO

Ho trascorso il pomeriggio dell' oggi di quest' agosto corrente, standomene spaparanzato sul divano e guardare la TV.
Quando ho compiuto l'azione di premere “on” sul telecomando e immediatamente ho visto lo schermo accendersi (accompagnato da quel rumore che ricorda la nascita di mille minipopcorn), ho avuto modo (dopo qualche minuto) di provare una piacevole sensazione, ovvero quella di constatare che il mondo fuori è comunque (nel complesso) più idiota di me, e la cosa mi è parsa rassicurante.

Ho notato che si parla molto spesso di faccende che hanno a che fare con il malgoverno del paese. Viene spesso menzionato un individuo di bassa statura che pare abbia molti soldi e sia pure poco onesto. Pare che anche le figure che gli stanno attorno siano dei furbastri, e che pure loro si servano degli strumenti mediatici al fine di manipolare la gente. Una cosa buffa.

Sarà anche così, però la cosa che in me provoca maggiore stupore è constatare quanto chiunque (anche chi non è d'accordo con questa distopica forma di governo) in realtà sia mosso da una paura che io credo rappresenti il vero ingrediente letale in tutto il calderone: si tratta della paura di veder scomparire la democrazia.

Il fatto che continui ad esserci un governo così discusso e su cui si continuino a scrivere sopra un sacco di fumetti e telenovele (anzi sarebbe meglio dire il fatto che esista ancora questo fumetto e telenovela che è il nostro governo) è dovuto al fatto che si permetta che tutto ciò avvenga, e a tale proposito dobbiamo dire grazie a quella tanto difesa parolina che suona come“Democrazia”.

Perché chi ci governa è come se ricattasse il popolo dicendogli “ringraziate di vivere in un paese democratico” e dicendo questo può anche permettersi di eliminare ogni traccia di democrazia, senza che nessuno se ne accorga.

Ma è proprio all'interno di essa che si rende possibile ogni forma di alternanza. E' come se fossero garantite le bancarelle sopra cui esercitare il mercato.

Certo, se scomparisse formalmente la democrazia sarebbe tutto più difficile. Si tornerebbe a fare i conti con quelle cose come la guerra, che fanno perdere tanto tempo a chi voglia godersi la vita.
Il problema è che nell'attuale forma “democratica” di esistenza garantita, non ci si può permettere nemmeno di soffrire, perché la vita è sempre più simile ad un fumetto, ad una telenovela, molto spesso meno interessante... meglio sarebbe defnirla come una vita “dedicata alla visione di telenovele e cartoni animati”.

E invece no, tutti lì a difendere la democrazia, tutti li a perder tempo.

Di certo però non avevo alcuna alternativa da immaginare, considerando che di tutta questa palandrana in fondo non me ne fregava poi così tanto.

Così mentre facevo queste riflessioni, ho pensato al mio “terzo discorso sull'antiumanesimo” sul ruolo dell'intellettuale che deve limitarsi ai libri, e non deve stare lì a pensare a come migliorare il mondo, e ho deciso di tornare sul letto e leggermi “viaggio al termine della notte” di Celine, un romanzo su cui non avrei niente da scrivere (se non qualche sottolineatura alle frasi che ritengo più significative).

Luca Atzori

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