Come tutte le iniziative del Torino Mad pride, anche la rassegna teatrale ha come obiettivo quello di creare un'interazione fra il mondo dei cosidetti “normali” e quello dei “matti”. Una parte (calendarizzata) si svolge presso la struttura dell'ex poveri vecchi, in via San Marino 10, ed è quella che ospita compagnie di professionisti o semi-tali conosciuti nel circuito torinese, che recandosi presso la struttura dell' ASL 1 hanno modo di incontrare i pazienti dei centri diurni, c.s.m., comunità e quant'altro.
Un'altra parte, non calendarizzata, si colloca presso i locali e teatri di Torino, dove invece chi si esibisce sono proprio persone che vivono disagi psichici i quali incontrano la vita dei “normali”.
Perché questa netta divisione, se è proprio l'incontro e l'interazione che si ricerca?
La realtà della ghettizzazione è imprescindibile, non si può trascurarne l'esistenza. La situazione attuale è così. La rassegna teatrale è un vero e proprio trait d'union.
La rassegna, di per sé, è un grande evento che si muove oltre il teatro e intende simboleggiare la crescita di Torino Mad Pride, quindi la formazione della sua identità. Il lavoro che spera di svolgere è incentrato oltre che sulla cultura, anche sull'incontro. Il teatro da sempre è stato un modo per creare aggregazione, narrare, ritualizzare. Il fatto che i pazienti psichiatrici e le persone “normali” si incontrino e condividano questo genere di esperienza umana, credo vada oltre qualsiasi interpretazione che si serva di etichette. Ci si incontra fra uomini e si festeggia la diversità di ciascuno, il che è pleonastico, perché questo, credo, è il significato dell'incontro, sempre.
Luca Atzori
mercoledì 21 marzo 2012
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