martedì 9 agosto 2011
DISGRAZIA E REDENZIONE
La disgrazia è l'apparenza della redenzione.
Noi siamo perennemente in guerra con la nostra redenzione.
La nostra redenzione non ha apparenza, per questo è ineffabile.
Noi possiamo abbandonarci, senza coscienza.
Tutto ciò che riguarda l'apparenza è una negazione della nostra disgrazia.
Non c'è traccia di disgrazia nella redenzione.
Era redenzione, quella disgrazia.
Ma era disgrazia, nell'apparenza.
Arrendersi alla redenzione.
Noi possiamo adagiarci nell'euforia, ma finché servirà a celare la disgrazia o donare sorrisi agli altri, sarà solo una truffa, un bluff, quella felicità, intendo.
Dopo il bluff tornerà la disgrazia, con gli interessi.
Bisogna arrendersi.
Perché arrendersi?
Perché condannati alla verità.
Ci siamo condannati da soli, perché abbiamo odiato il falso.
Il falso è il coperchio della redenzione, dapprima della disgrazia.
È la morte.
Amare la vita, è una disgrazia?
Tutto arriva prima o poi.
Raschiare le proprie possibilità fino a toccare l'impossibile.
Farsi muti.
Da lì un miracolo.
Si, è una disgrazia.
Ma è necessario.
È una maledizione il vero. Una maledizione inflitta dal falso.
(ogni tanto guardo le stelle stampate sul cielo nero, e divento certo che la geometria è un disegno fatto su un foglio di carta, bianco...)
Mi chiamo Luca Atzori, e ho sei anni.
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