mercoledì 2 dicembre 2009

SUPERSTIZIONI DI WOLPERT


Sei cose impossibili prima di colazione (le origini evolutive delle credenze) scritto da Lewis Wolpert, ed edito nel 2008, deve il suo titolo a un episodio tratto da Attraverso lo specchio di Lewis Carroll:

Alice rise: “È inutile che ci provi”, disse; “non si può credere a una cosa impossibile”.
“Oserei dire che non ti sei allenata molto”, ribatté la Regina. “Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz'ora al giorno. A volte riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione”.

Il discorso che tenta di fare l'autore ruota intorno all'argomento della credenza, visitato in ogni sua sfaccettatura (i capitoli del libro presentano titoli come: Vita Quotidiana, Animali, Religione, Paranormale, Salute...).
La tesi di cui sono vestite queste 210 pagine, sembra essere quella secondo cui l'atto di credere in cose assurde sia connaturato nell'uomo, a un livello addirittura genetico. Quasi non si possa far nient' altro che credere.
L' "impossibilità" più premiata nella storia dell' evoluzione sarebbe, secondo Wolpert, quella del concetto di causalità (che già Hume e Wittgenstein consideravano come una mera superstizione).
L'importante è solo non caderne vittime.
Wolpert sembra quasi considerare la credenza come un'arma a doppio taglio. E' si una sorta di dono concessoci dalla natura, ma si corre tuttavia il rischio di trovarselo davanti come un padrone ingannevole, senza che ci si sia minimamente accorti dell'accaduto. Ed è proprio di quella disattenzione che l'autore si lamenta dalla prima fino all'ultima riga.
Il libro potrebbe essere considerato come un vero e proprio elogio della lucidità (inserito all'interno di un manuale dell' arte di credere).
Certo però, lo stile argomentativo, presenta alcune debolezze.
L'utilizzo che l'autore fa di una teoria come quella evoluzionistica, appare infatti come una sottile "maglia posta sulla realtà" (per non dire che risulta essere alle volte addirittura un po' ridondante).
Può certo essere letta con una lente ironica, seppure non riesca ad emergere in superficie l'intenzione autentica. Resta piuttosto quell'ombra di uno stile diaristico.
Tutto sommato piace anche a noi "credere" che l' autore abbia voluto, in qualche maniera, pensare ad un qualcosa di veramente impossibile (magari proprio prima di andare a fare colazione), e che magari ci abbia creduto al punto da non essersi accorto neppure un po' di essere diventato un vero e proprio devoto.

Luca Atzori

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